10 febbraio 1901: i romani abbattono lo steccato della Fontana delle Naiadi

 10 febbraio 1901: i romani abbattono lo steccato della Fontana delle Naiadi

Roma, 10 febbraio 1901 – La città eterna assiste a un atto di ribellione popolare destinato a lasciare il segno nella sua storia artistica e sociale. In Piazza Esedra, oggi Piazza della Repubblica, un gruppo di cittadini abbatte lo steccato in legno che nascondeva alla vista la Fontana delle Naiadi, opera dello scultore Mario Rutelli. Il motivo? Le quattro statue di ninfe nude che compongono la fontana erano state giudicate troppo sensuali e provocanti, scatenando lo sdegno dell’ala più conservatrice della città.

Le Naiadi, figure bronzee raffiguranti la Ninfa dei Laghi, la Ninfa dei Fiumi, la Ninfa delle Acque Sotterranee e la Ninfa degli Oceani, erano immerse in un suggestivo gioco d’acqua, con zampilli che cadevano sulle loro superfici lucenti. La loro posa, volutamente lasciva e carica di sensualità, fu ritenuta inaccettabile dai cattolici più intransigenti, ancora influenti nella Roma postunitaria. A guidare la protesta fu L’Osservatore Romano, il quotidiano del Vaticano, che definì il monumento indecente e scandaloso.

Per sedare le polemiche, il Comune decise di erigere una barriera provvisoria in attesa di prendere una posizione definitiva. Tuttavia, la censura artistica imposta dallo steccato non fu ben accolta dai romani, che in un moto di rivolta simbolica e progressista si organizzarono per abbatterlo, svelando al pubblico le statue nella loro interezza.

La polemica si trascinò per mesi, ma il Comune di Roma, allineandosi alle posizioni più moderne e liberali, rifiutò di rimuovere le Naiadi, respingendo le richieste dei più puritani. La fontana rimase intatta e divenne uno dei simboli della Roma moderna, testimone di un’epoca di cambiamento in cui l’arte sfidava i limiti imposti dal moralismo.

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