13 febbraio 475 a.C.: la disfatta dei Fabii nella battaglia del Cremera

Il 13 febbraio 475 a.C., lungo le rive del fiume Cremera, gli Etruschi di Veio inflissero una durissima sconfitta ai Romani in quello che fu meno una battaglia e più un agguato strategico. A cadere sotto i colpi veienti fu un intero contingente della gens Fabia, una delle più potenti famiglie patrizie di Roma, che aveva scelto di combattere la guerra contro Veio con mezzi propri per consolidare il proprio prestigio.
Una guerra privata tra Roma e Veio
A quel tempo, Veio dominava i territori sulla destra del Tevere, rappresentando una minaccia costante per l’espansione romana. La gens Fabia, desiderosa di affermare il proprio ruolo politico e militare, prese l’iniziativa nel 477 a.C., conducendo continue incursioni e saccheggi ai danni dei Veienti. Dopo due anni di razzie, gli Etruschi decisero di reagire con astuzia, preparando un inganno che avrebbe portato alla totale distruzione del contingente romano.
La trappola perfetta
Gli Etruschi misero in atto una falsa ritirata, lasciando pascolare del bestiame abbandonato e arretrando le truppe destinate a contrastare i saccheggi. I Fabii, ormai convinti della propria superiorità, caddero nel tranello: vedendo le greggi apparentemente incustodite, uscirono dalla loro fortezza per appropriarsene. In quel momento, i Veienti chiusero ogni via di fuga, formando una muraglia impenetrabile di guerrieri.
Resisi conto della trappola, i Fabii tentarono un’ultima disperata manovra: si disposero a cuneo, cercando di aprirsi un varco e raggiungere un’altura per riorganizzarsi. Tuttavia, i Veienti li precedettero, occupando la cima e bloccando ogni via di scampo. Il massacro fu totale: l’intera gens Fabia fu annientata, con un unico superstite, Quinto Fabio, che dieci anni dopo sarebbe diventato console di Roma.
La battaglia del Cremera rimane una delle sconfitte più drammatiche della storia romana, un episodio che segnò per anni i rapporti tra Roma e gli Etruschi e che dimostrò, ancora una volta, come l’astuzia e la strategia potessero prevalere sulla semplice forza militare.