15 febbraio 44 a.C.: Marco Antonio offre a Cesare il diadema reale

 15 febbraio 44 a.C.: Marco Antonio offre a Cesare il diadema reale

Il 15 febbraio 44 a.C., durante la festa dei Lupercalia, Marco Antonio offrì a Giulio Cesare il diadema, simbolo della regalità ellenistica. L’episodio, avvenuto in un contesto pubblico, alimentò le accuse contro Cesare di adfectatio regni, ovvero aspirazione alla tirannide.

I Lupercalia erano una festa tradizionale legata al culto di Romolo, il leggendario fondatore di Roma. Il rituale prevedeva che i Luperci, vestiti con pelli di capra, corressero intorno al Palatino, colpendo i passanti con fruste per propiziare la fertilità, in particolare le donne incinte. Cesare, vestito con una toga porpora, sedeva su un seggio dorato, incoronato d’alloro, assistendo alla celebrazione.

Marco Antonio, uno dei Luperci, interruppe il rito con un discorso infervorato e, davanti alla folla, offrì improvvisamente a Cesare il diadema reale. Il gesto provocò costernazione, in particolare in Lepido, magister equitum e stretto alleato di Cesare. Il dittatore, resosi conto della reazione del popolo, rifiutò il simbolo monarchico. Antonio insistette, inginocchiandosi e supplicandolo, ma Cesare rifiutò nuovamente, costringendo Antonio a desistere. L’episodio fu registrato nei Fasti, lasciando una traccia ufficiale dell’accaduto.

Il rifiuto pubblico non bastò a dissipare i sospetti. Già nelle settimane precedenti diademi erano stati posti sulle statue di Cesare nei Rostri, e il 26 gennaio, mentre tornava dalle Feriae Latinae, alcuni lo avevano acclamato con il titolo di rex, appellativo che aveva dichiarato di non gradire.

L’episodio dei Lupercalia rafforzò il timore che Cesare aspirasse al potere assoluto, contribuendo ad alimentare il malcontento che, poche settimane dopo, sfociò nel suo assassinio alle Idi di Marzo.

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