La casa del ghetto che viene dal futuro e la sua misteriosa iscrizione

Scopri la storia del palazzo romano che porta inciso sulla facciata l’anno 2221
È possibile che a Roma ci sia una casa costruita nel futuro? Ti svelo un segreto nascosto nel cuore del Ghetto Ebraico. Guarda l’iscrizione sulla facciata, dice che questo palazzo è del 2.221, ovvero 196 anni da oggi.
Siamo in via del Portico d’Ottavia 1 e 2 e questa una volta era la casa di Lorenzo Manilio, un ricco commerciante di spezie vissuta nel XV secolo. Manilio era talmente legato alla romanità che volle scrivere l’iscrizione usando come data di partenza la fondazione di Roma anziché l’anno zero della nascita di Gesù. L’anno di costruzione infatti era il 1.468, cioè il periodo in cui visse il proprietario.
La romanità di Manilio è evidente anche nei dettagli: sulle finestre per esempio è inciso il motto Ave Roma mentre sulle architravi delle porte si legge il nome del fondatore di Roma ripetuto quattro volte, tre in latino e una in greco.
Non solo, il basamento è decorato con diversi reperti archeologici. Tra questi una stele funeraria proveniente dalla via Appia (tre uomini e un bambino), una stele in greco (che raffigura una cerva con il proprio cerbiatto) e un frammento di un sarcofago (dove un leone sbrana un antilope).
Manilio non badò a spese e fece unire tre edifici preesistenti, legandoli con la lunga fascia di marmo che decora la facciata e contiene l’iscrizione. La traduzione è:
“Mentre Roma rinasce all’antico splendore, Lorenzo Manilio, in segno di amore verso la sua città, costruì dalle fondamenta sulla piazza giudea, in proporzione con le sue modeste possibilità, questa casa che dal suo cognome prende l’appellativo di Manliana, per sé e per i suoi discendenti, nell’anno 2221 dalla fondazione di Roma, all’età di 50 anni, 3 mesi e 2 giorni; fondò la casa il giorno undicesimo prima delle calende di agosto.”
A leggerla bene, questa celebra la rinascita della Roma di quell’epoca. Un vero e proprio inno scolpito nella pietra dell’arte e della Roma antica che venivano ammirati e ripresi nelle botteghe artigianali.